Accadde domani by Luciano De Crescenzo

Accadde domani by Luciano De Crescenzo

autore:Luciano De Crescenzo
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2020-06-24T12:00:00+00:00


Destra e sinistra, parole da archivio

Missini che portano corone di fiori alle Fosse ardeatine! Giunte di sinistra che progettano privatizzazioni! Conservatori e progressisti che si scambiano di ruolo come se niente fosse! Qui abbiamo perso completamente la bussola politica: non si capisce più chi sta col popolo e chi col capitale.

La Lega, tanto per dirne una, non si sa bene se sia un movimento popolare di rivolta contro Tangentopoli o un tentativo borghese di restaurazione. Non si capisce, soprattutto, se il suo ideale politico risieda nel cuore o nel portafogli. Allo stato dei fatti, quando qualcuno mi chiede se sono di destra o di sinistra non so mai cosa rispondere. Mi verrebbe voglia di dire “sono ingegnere”; poi, nel timore di essere frainteso, provo a chiedere al mio interlocutore cosa intende lui per destra e sinistra. Se mi ricicla i soliti termini di fascista e comunista, tronco di colpo la discussione o parlo di calcio, se non altro per non farmi prendere dalla nausea.

Le locuzioni destra e sinistra nacquero verso la fine del Settecento durante la restaurazione. All’epoca i conservatori sedevano a destra e i liberali a sinistra, laddove, fino a quel momento, avevano preferito differenziarsi per altezza: in basso i girondini e in alto i giacobini, non a caso soprannominati “la montagna”. Poi, Dio sia lodato, cambiarono posizione, e meno male che si decisero a farlo altrimenti oggi saremmo costretti a chiamare “alto” Occhetto e “basso” Fini.

A parte la rivoluzione francese, però, proviamo a capire che cosa stanno a significare oggi (o dovrebbero significare) “destra” e “sinistra”. Non certo marxismo e fascismo dal momento che il vero scontro non avviene più tra rossi e neri, bensì tra democrazia e meritocrazia, ovvero tra due modelli di sviluppo basati essenzialmente, il primo sulla solidarietà e il secondo sull’egoismo.

La democrazia, in quanto potere dei meno abbienti, è più incline all’assistenzialismo, e la meritocrazia fa leva sulla voglia di arrivare del singolo. Trattasi di due modelli economici che se radicalizzati porterebbero ben presto un paese alla rovina, l’uno riducendolo in miseria, e l’altro trasformandolo in una giungla dove solo i più forti riuscirebbero a sopravvivere.

Ciò premesso, il mio desiderio sarebbe quello di trovarmi di fronte, alle prossime politiche, solo due liste, la prima leggermente spostata verso l’assistenzialismo e la seconda più attenta al mercato, e di votare alternativamente, ogni quattro anni, ora l’una ora l’altra, senza per questo essere tacciato di fascismo o di comunismo. La dignità del mio voto verrebbe garantita dal fatto che i due programmi in lotta sarebbero a tal punto vicini sul piano politico, da ridurre al minimo il rischio della scelta.

L’ideale sarebbe addirittura quello di non andare a votare. Ma dal momento che le cose non stanno in questi termini e che non hanno più senso i riferimenti a cui eravamo abituati, quelli cioè di destra e sinistra, esaminiamo la parola “progressista”. La definizione di per sé potrebbe pure andar bene, sempre che disponesse di un suo contrario accettabile. E qual è il contrario di progressista? Retrogrado, forse?



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